Cesare Maestri, il «ragno delle Dolomiti», uno fra i più grandi alpinisti di tutti i tempi, racconta le sue scalate memorabili e i momenti più importanti della sua esistenza: la storia di uno scalatore cui la montagna ha regalato grandi gioie ma anche inflitto profondi dolori e una riflessione di un uomo e di uno sportivo su se stesso sviluppata nella solitudine delle arrampicate e nel silenzio della notte. Un libro sull’alpinismo che ci parla di vita, di dolore, di morte e del rapporto con le persone che ci accompagnano durante il nostro cammino, non necessariamente in verticale.
Nella grandissima maggioranza della letteratura alpina, la montagna appare una deità indiscutibile, bella e affascinante anche quando è crudele, tutto
vi è puro, pulito, sano, e più si sale «più ci si sente vicini a Dio». Con Maestri, e gliene sia dato atto, non è così. I suoi sentimenti ondeggiano in alto e in basso, come fanno effettivamente i sentimenti dell’uomo. E le montagne non sono sempre belle, non sono sempre adorabili e pure. Vengono dei giorni che Maestri ne è stufo marcio, non le può più vedere. Salvo poi a precipitarsi di nuovo ai loro piedi.
Dalla Prefazione di Dino Buzzati