La distanza tra Marcianise e Londra, tra la palestra Excelsior e le Olimpiadi, non si misura in chilometri, ma in incontri vinti, ed è una strada che Vincenzo Mangiacapre è intenzionato a percorrere già dal suo primo match, a quattordici anni, a cui arriva dopo una serie di incontri iniziati quando di anni ne aveva solo nove, per le strade del paese. Questi combattimenti non valgono per nessuna qualificazione, ma per lui sì, perché c’è una sola regola nella terra dei fuochi: farsi rispettare. Non con la posizione sociale, ma con l’unica lingua conosciuta nella zona, quella della violenza. Vincenzo la parla benissimo, tanto da guadagnarsi la fiducia e l’ammirazione dei capi clan, pericolosi personaggi della criminalità locale, finendo invischiato in vicende che gli costano l’arresto, ancora diciassettenne.
Finisce al tappeto. Quando si rialza, scontata la pena, ha imparato che i colpi vanno dati, ma anche schivati, soprattutto quelli più pericolosi, a costo di sparire. Dalla strada, a cui preferisce la palestra, e sul ring, dove Patrizio Oliva lo ribattezza «il Matrix del pugilato», per la rapidità con cui scompare e riappare davanti all’avversario.
Inizia così una nuova fase della sua vita: tra disciplina, talento, amori, delusioni, cose di tutti i giorni e traguardi eccezionali. Una storia che, in questo libro, non segue una suddivisione in capitoli ma in round: perché, per Vincenzo, la vita è come un incontro di boxe.