Viola ha quarant’anni, è nata a Viareggio ed è reduce da una relazione archiviata con la parola fallimento. Una relazione che l’aveva spinta fino a Milano, nonostante lei amasse Roma, città nella quale aveva deciso di vivere poco dopo la maggiore età. Viola torna a Roma, single e senza lavoro. In compenso si porta dietro la depressione e una serie di ansie che la conducono anche all’insonnia. La sua psicanalista le consiglia di scrivere un diario dove annotare tutto, anche quello di cui, in fondo, si vergogna: l’invidia per l’amica che si sposa, il suo odio per la Chiesa, il suo sogno da sceneggiatrice frantumato dalla spietata realtà, la sua avversione verso il Natale e le feste comandate, la critica nei confronti della non meritocrazia nel mondo del lavoro.
Una serie di capitoli a volte dissacranti, a volte puramente introspettivi, al servizio di chi lotta quotidianamente con la propria imperfezione. Per chi osa sperare, per chi crede nei sogni. Per chi ama le regole e ancor più trasgredirle. Per chi ha imparato a sedersi a tavola e posare subito il tovagliolo sulle ginocchia, ma almeno una volta nella vita ha preso le patatine fritte con le mani per poi pulirsele sui pantaloni. Per chi è stato il carnefice di se stesso. Per chi ha il coraggio di essere anche cattivo e bugiardo. Per chi è rimasto senza parole davanti alle domande di una bambina. Per chi ama mangiare quanto respirare. Per chi ha paura di restare solo o di invecchiare. Per chi è capace di ridere a crepapelle.
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