Mancavano poche ore alla finale della World Cup che avrebbe permesso di conquistare l’accesso alle Olimpiadi di Rio, e durante una seduta via skype con Cecilia Morini, la mia psicologa dello sport, le dissi che avremmo dovuto scrivere un libro a quattro mani. Un libro utile, questo era il mio desiderio. Volevo sfatare tutti i falsi miti legati al lavoro che si può svolgere con uno psicologo, parlando del mio percorso a fianco di Cecilia.
Il mio intento era raccontarmi attraverso le vittorie, la maglia azzurra, le medaglie, ma anche le paure, la competizione, gli interventi chirurgici, le volte in cui avrei voluto smettere, la famiglia e l’amicizia. Chi leggerà queste pagine scoprirà il Matteo atleta, ma anche e soprattutto Matteo, una persona che è arrivata ad acquisire forza, presenza e consapevolezza dopo aver imparato a essere benevolente con se stesso e accettato di poter essere fragile e vulnerabile.
Era fondamentale, per il libro che avevo in mente di scrivere, affiancare al mio racconto il punto di vista e gli insegnamenti di Cecilia Morini, con cui ho fatto questo percorso e senza la quale questo lavoro non sarebbe mai stato possibile. Ora, quasi cinque anni dopo, con un’olimpiade in più e un tendine d’Achille in meno, siamo finalmente riusciti a finire di scriverlo.
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